Un nuovo libro intitolato “Mura di tutti”

  • Presentazione........p. VII
    Carla Sodini

    Le mura viste dai viaggiatori dal XVI al XVIII secolo .......p. 15
    Enrico Romiti

    Scrivere una città: immagini delle mura di Lucca nella letteratura italiana del ‘900 .......p. 59
    Arianna Adorni

    Mura fasciste .......p. 83
    Carla Sodini

    Gli anni ’30 a Lucca. Artisti, esposizioni, circoli culturali .......p. 169
    Gioela Massagli

    Mura sotto assedio: i pericoli corsi dalla cerchia tra Ottocento e Novecento .......p. 185
    Gioela Massagli

    Ragazzi dei rioni e delle mura .......p. 207
    Antonio Bertini

    History in the Making Mura di tutti

    History in the Making Mura di tutti

    Questo libro, scritto da autori diversi, non vuole seguire e ripetere le vicende costruttive delle mura su cui già esiste uno bibliografia importante ed aggiornata. Affronta, invece, in modo approfondito, alcuni aspetti e momenti del rapporto fra questo monumento e la società lucchese. E' stato infatti sottolineato come non si possa scindere la storia delle mura da quella dei lucchesi: non solo per la presenza costante, almeno fra il ‘500 e il ‘600, di un cantiere aperto per oltre 150 anni ma anche perché la cinta non svolgendo mai una funzione esclusivamente difensiva, è sempre stata ritenuta un ambiente comune, agibile a tutte le classi sociali. Spazio quindi condiviso che assunse, attraverso il tempo, ruoli e funzioni diverse ma comunque tutti legati ai gusti, alle tendenze e ai bisogni della società lucchese e ai suoi mutamenti politici.

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Il gruppo History in the Making, composto da docenti del Dipartimento SAGAS dell’Università di Firenze (Carla Romby, Carla Sodini), studiosi specializzati in diverse discipline storiche (Arianna Adorni, Antonio Bertini, Gioela Massagli, Elisabetta Ricciardi, Enrico Romiti) ed esperti nei vari settori della fotografia e grafica nonché dell’editoria informatica (Simona Bartolomei, Ubaldo Morozzi, Leonardo Solari) già da tempo gestisce il portale www.muraditutti.it dedicato alla città e al suo monumento principale.
 
Ideato in occasione delle celebrazioni per i 500 anni dall’inizio della costruzione delle mura tardo rinascimentali di Lucca, il portale si configura come uno strumento di comunicazione a più livelli. Da quello scientifico che si appoggia a una ricchissima biblioteca digitale di storia e architettura militare, ad altri più discorsivi e di dialogo con l’esterno, con ampi spazi a disposizione per quanti intendono proporre il proprio contributo di conoscenza e di memoria. Il sito (disponibile anche nella traduzione inglese curata dalla prof. Luci Fortunato) ospita inoltre una sezione per bambini che possono, così, raccontare, con disegni e pensieri, il loro rapporto con le mura e scoprirne la storia. È aperto anche al mondo della scuola e collabora con alcuni istituti per la produzione di materiale didattico-scientifico realizzato dagli stessi studenti.
 
Con l’edizione di questo libro, il primo della collana storica History in the Making, il gruppo continua il suo percorso sperimentale utilizzando una piattaforma digitale secondo le più moderne soluzioni dell’editoria informatica. In questa sua ricerca è sostenuto anche da un gruppo di docenti del Dipartimento SAGAS dell’Università degli Studi di Firenze che costituisce anche il Comitato Scientifico della Collana. L’obiettivo è quello di coniugare un prodotto scientifico di alta qualità con la crescente richiesta di proposte a costo più contenuto e comunque attraenti. Anche le scelte dell’apparato iconografico seguono questo indirizzo. Foto, per lo più, tratte dai giornali d’epoca, magari non perfette ma che restituiscono bene il clima e l’ambiente del passato.
 
Questo libro, scritto da autori diversi, non vuole seguire e ripetere le vicende costruttive delle mura su cui già esiste una bibliografia importante ed aggiornata dal recente libro di Roberta Martinelli (Lucca e le sue Mura, Lucca, Publi Ed, 2013). Affronta, invece, in modo approfondito, alcuni aspetti e momenti del rapporto fra il monumento e la società lucchese. Studi recenti hanno infatti sottolineato come non si possa scindere la storia delle mura da quella dei lucchesi: non solo per la presenza costante, fra il Cinquecento e il Seicento, di un cantiere aperto per oltre 150 anni, ma anche perché la cinta, non svolgendo mai una funzione esclusivamente difensiva, è sempre stata ritenuta un ambiente agibile a tutte le classi sociali. Spazio quindi condiviso che assunse, attraverso il tempo, ruoli e funzioni diverse tutti legati ai gusti, alle tendenze e ai bisogni della società lucchese e ai suoi mutamenti politici.
Le mura hanno sempre avuto, come sottolinea Enrico Romiti nel suo saggio Le Mura viste dai viaggiatori dal XVI al XVIII secolo, un ruolo importante anche nella costruzione dell’immagine della città fuori dai suoi confini. I tanti viaggiatori che la visitarono aprirono quasi sempre la descrizione di Lucca con la visione della possente cerchia alberata che la circondava. Tra il XVI e il XVIII secolo furono molti i letterati e gli uomini di scienza che decisero di includere questa città nei loro itinerari e, ognuno di loro, osservò le fortificazioni con occhio diverso, ma sempre con un certo stupore suscitato principalmente dalla possibilità non comune di poter passeggiare sulle cortine, all’ombra di frondosi alberi. Da Montaigne a Charles De Secondat Barone de Montesquieu, il percorso di lettura critica si sviluppa, nel saggio di Romiti, secondo un ordine cronologico che corrisponde anche a un diverso modo di interpretare le mura e che finirà per assumere, dal Settecento in poi, il cliché abbastanza ripetitivo della letteratura del Grand Tour.
 
L’immagine delle mura ha sempre esercitato una sorta di fascinazione anche per il mondo della letteratura. Arianna Adorni affronta questo argomento rifacendosi a una novella, dai tratti crudi, di Giovanni Sercambi, il narratore più noto della Lucca medievale. Dopo di lui, e in seguito a un lungo silenzio, la letteratura, anche internazionale, tornerà ad interessarsi di queste fortificazioni. Proprio al Settecento e al primo Ottocento e all'interesse di questi due secoli per le glorie passate di molte città della provincia italiana, si deve forse l'attenzione che D'Annunzio rivolse a Lucca, "città del silenzio", cerchio "arborato" rinchiuso tra quegli ulivi mistici che sono uno dei tanti topoi della sua produzione lirica. Il Novecento, sulla falsariga del poeta di Pescara, è quindi il secolo in cui molti letterati vedranno in Lucca, con sempre maggiore ricorrenza, un termine di confronto, a partire da Ungaretti, che vi troverà raffigurate tanto le sue origini quanto il principio delle molte migrazioni della storia individuale e collettiva del secolo scorso. Il percorso continua con Mario Tobino, che, all'umanità e al paesaggio lucchese, dedicherà la parte più consistente della sua opera. Fino a Guglielmo Petroni, uno dei molti "ingiusti minori" della nostra storia letteraria che, nei suoi romanzi, restituisce un ricordo della città capace di riflettere la memoria collettiva dei suoi abitanti.
Con i suoi rituali scenografici, il Fascismo lucchese si impossessò delle mura, l’ambiente più adatto e suggestivo per cerimonie che prevedevano grandi “ammassamenti” di gente e sfilate patriottiche. Sul piano concreto l’unico intervento di un certo rilievo venne perseguito con l’erezione, al centro del baluardo di San Paolino, del monumento ai Martiri Fascisti e il conseguente trasloco della statua di Carlo III dal verde del baluardo dove era insediata, al piazzale del museo di Villa Guinigi. Se le mura rimasero allora quasi intatte non altrettanto si può dire delle aree circostanti occupate dal Regime con un’operazione attentamente pianificata. Il Fascismo lucchese, infatti, costruì un percorso retorico che, da porta San Pietro attraversando piazza Napoleone, giungeva fino al palazzo Littorio, saliva la rampa che portava all’antico Caffè delle Mura - occupato in quegli anni da diverse organizzazioni fasciste, inclusa l’Opera Nazionale Ballilla - per giungere fino al monumento ai Martiri Fascisti e proseguire fino a piazzale Verdi, cioè al parco e faro della Rimembranza. Gli anni Venti e Trenta rappresentarono quindi, per le mura, un periodo di grande fermento e di ampie e diversificate iniziative.
Ne parla anche Gioela Massagli nel saggio Gli anni Trenta a Lucca. Artisti, esposizioni, circoli culturali. L’ autrice si interessa soprattutto dell'ambiente artistico lucchese di quel periodo e ricostruisce la storia di vicende espositive poco note. Il testo, che si basa sull’indagine attenta dei giornali del tempo, in particolare de «Il Popolo Toscano» (sostituito nel 1932 da «L’Artiglio»), e della «Rivista mensile illustrata», ripropone la vivace atmosfera della città che ebbe nelle mura uno dei suoi principali punti di riferimento. Sottolinea la continuità - nella promozione e nell’incoraggiamento - degli artisti attivi in una provincia tra le due guerre, in stretta connessione con quanto il Sindacato Nazionale Fascista Belle Arti stava compiendo a livello nazionale.
Nello studio successivo, Mura sotto assedio: i pericoli corsi dalla cerchia tra Ottocento e Novecento, la stessa autrice ricostruisce l'evolversi dell'identità e della funzione della cerchia lucchese tra primo Ottocento e seconda metà del XX secolo. Dopo un rapido cenno alla trasformazione della cinta da strumento bellico a luogo di svago e passeggio - voluta prima da Elisa Bonaparte Baciocchi poi da Maria Luisa e Carlo Ludovico di Borbone - l’articolo rimanda al primo di una serie di pericoli corsi dalla cerchia urbana. In particolare al momento dell'annessione degli Stati dell'Italia centrale al Regno sabaudo, quando anche le mura confluirono fra i beni acquisiti dal Demanio nazionale. Il saggio si sofferma poi sul crescente interesse per lo sfruttamento edilizio dei terreni fuori le mura tra Ottocento e Novecento, allorché la presenza dell'antico sistema difensivo iniziò ad essere percepita come un impedimento allo sviluppo della città. Emblematica, in questo senso, l'apertura della nuova porta Sant'Anna, inaugurata nel 1911. I tentativi, più o meno riusciti, di creare nuovi varchi nelle mura, proseguiti fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, rispondevano a precisi interessi speculativi. Nel secondo dopoguerra le pressioni per ulteriori “fori” nella cinta tornarono a farsi insistenti: nel 1955 il Consiglio Comunale deliberava a larga maggioranza l'apertura di altre due porte (una in asse con via dei Bacchettoni, l'altra con sbocco in via del Fosso). I lavori non furono mai iniziati grazie alla mobilitazione, sulla stampa nazionale e locale, di intellettuali e storici dell'arte come Antonio Cederna, Pier Carlo Santini, Carlo Ludovico Ragghianti e, soprattutto, Eugenio Luporini.
 
Il libro si conclude con un ricordo che Antonio Bertini dedica alle mura della sua infanzia, ai giochi e ai momenti più belli trascorsi sulle cortine assieme ad altri ragazzi di allora. Pagine dense di suggestioni e poesia, alle quali un pensiero nostalgico non toglie niente della loro freschezza. Ed è appunto con questa rievocazione delle mura, madre e nume tutelare dei giochi e delle fantasie di tanti ragazzi di allora, che si chiude questo lavoro dedicato al caro amico Romano Silva.
 
 
Carla Sodini

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